sabato 21 maggio 2016

Per un giudizio "equanime" su Marco Pannella

In occasione della morte di Marco Pannella si sono letti sui social network giudizi opposti anche all'interno di un'area di persone politicamente vicine tra loro su molti altri temi. Da un lato l'esaltazione dell'anima libertaria del defunto, dall'altro il Pannella inchiodato alla foto con la tuta mimetica dell'esercito croato, nel momento in cui, nel disastro della deflagrazione jugoslava, anche quell'esercito era impegnato nella sua buona dose di pulizia etnica. 

Due valutazioni opposte ed estreme, entrambe contenenti elementi di verità, che forse meritano di essere ricondotte ad un giudizio più articolato e, se vogliamo, "equanime". Questo tentativo di valutazione prescinde dalla simpatia o meno per la figura umana. Ammetto che, per quanto mi riguarda, non l'ho mai trovato simpatico. Ma questo aspetto, anche se può influire sul giudizio, non è evidentemente la questione principale.

Trattandosi di una figura complessa, perché fondamentalmente collocata a cavallo, ideologicamente, tra la destra e la sinistra, può essere utile scomporre il giudizio attorno a tre questioni:

1) la prima, inevitabilmente, riguarda la questione dei "diritti civili", che per molti, anche nel senso comune diffuso, hanno caratterizzato l'azione politica di Pannella. Qui il giudizio da sinistra è relativamente più facile ma non scontato. Non c'è dubbio che il Partito Radicale abbia svolto un ruolo di apertura e di "avanguardia" nel processo di secolarizzazione e laicizzazione dell'Italia. Su molte di queste battaglie c'è stata una convergenza tra il "terzaforzismo" pannelliano e la sinistra classista. 

Senza la spinta radicale, il Partito Comunista sarebbe stato forse eccessivamente prudente nel perseguire alcune conquiste come il divorzio o l'aborto. Va anche detto che senza il radicamento sociale e l'impegno strenuo dei comunisti nella campagna elettorale, il referendum non sarebbe stato vinto. A testimonianza posso dire che forse nessuna delle tante campagne a cui ho contribuito fu determinata, capillare, direi anche "intelligente" nel parlare ai ceti popolari, come quella condotta dal PCI per il referendum sul divorzio. A conferma di tale ipotesi si può ricordare che quando Pannella tentò di radicalizzare, con un altro referendum, la legge sull'aborto senza il sostegno e la "prudenza" dei comunisti, perse sonoramente.

Ma c'è un punto più sostanziale che va esaminato. Nelle battaglie per i "diritti civili" dei radicali c'è una concezione ideologica individualistica che non coincide con quella della sinistra sociale e di classe. In fondo l'individuo pannelliano è una monade, un "robinson crusoe" senza responsabilità sociali. I suoi diritti, in certi ambiti e con limiti importanti su cui tornerò, sono illimitati. 

In un'altra impostazione, che non ha impedito delle convergenze positive, prevale invece l'idea dell'individuo sociale, i cui diritti vanno considerati alla luce dell'insieme della relazioni con altri individui, che sono condizione ineludibile dell'esistenza. Vale, in questo caso, la visione marxiana secondo la quale la libertà del singolo è condizione della libertà dell'altro.

Se questa differenza di fondo è vera, va anche riconosciuto che c'è stata nella storia del movimento operaio e comunista una "deviazione" su aspetti importanti del pensiero marxiano (massima nella visione staliniana) secondo la quale l'individuo è totalmente assunto dentro soggetti collettivi: la classe, il partito, lo stato, a seconda delle accentuazioni. Come tale tendenzialmente privo di valore soggettivo.  
Pannella non ha mai superato il confine che divide i diritti civili individuali dai diritti sociali. Non ricordo che le sua battaglie abbiano mai toccato il diritto al lavoro, il diritto all'equità sociale, il diritto a non essere sfruttati od anche il diritto alla pace (che non è cosa diversa dalla nonviolenza) e così via.

La sua impostazione, pur discutibile e discussa, ha avuto il pregio di mettere in evidenza l'errore commesso da buona parte della sinistra classista, per una certa fase storica, nel subordinare integralmente i diritti individuali a quelli sociali. Si è così passati dalla visione marxiana della liberazione umana a quello che è stato definito, più o meno correttamente, come "collettivismo burocratico".
Si può dire che la sinistra classista, almeno nelle sue componenti prevalenti, ha fatto passi in avanti, nel trovare l'equilibrio corretto tra diritti individuali e diritti sociali.

2) un aspetto dell'ideologia e della politica di Pannella che meno piace a sinistra, riguarda temi che non sono  meno fondamentali. Dicevo che i radicali, così come si sono battuti per i "diritti civili", non si sono mai schierati, a mia memoria, per i diritti sociali. Sono sempre stati a favore di un capitalismo liberista a cui si possono applicare solo le regole che ne favoriscono il funzionamento, non quelle che lo subordinano all'interesse generale della società (che come sosteneva la Thatcher in quanto tale non esiste).

Parallelamente all'adesione al capitalismo liberista, i radicali si sono schierati a favore della sua proiezione internazionale, l'imperialismo. Nonostante l'uso e l'abuso della retorica della nonviolenza, non credo, sempre a mia memoria, che siano mai mancati nel sostenere, senza se e senza ma, tutte le guerre messe in atto dall'Occidente negli ultimi decenni. 
Il supporto acritico alle politiche israeliane deriva dalla visione di questo paese come avamposto del capitalismo occidentale al quale si riconosce il pieno diritto di esportare la "democrazia" con la forza delle armi.

Se consideriamo questi due elementi della politica di Pannella, diventa più facile comprendere perché sia tutto sommato facile integrarlo nel Pantheon del pensiero dominante, come si può verificare nei commenti post-mortem dei grandi mezzi di comunicazione.

3) un altro terreno sul quale portare il giudizio è quello della concezione della politica e della democrazia. Se sul primo punto (diritti civili) il giudizio, a mio parere, deve essere considerato globalmente positivo e sul secondo punto (capitalismo ed imperialismo) totalmente negativo, su questo terzo punto occorre sviluppare un giudizio più articolato, anche se nella somma lo ritengo prevalentemente negativo.

Pannella è stato il sostenitore di quello che lui stesso, mi pare, ha definito come il "partito americano". Coerentemente è stato in generale il promotore di una "americanizzazione" della politica italiana. Opposizione ai partiti di massa (visti come cattivi in sé e non solo per le loro degenerazioni clientelari ed opportuniste), cancellazione del ruolo politico dei sindacati, personalizzazione delle forze politiche, battaglie condotte per "issues" (singole questioni) piuttosto che per progetti generali, estensione della forma referendaria come prevalenza della partecipazione individuale contro quella collettiva.

Non tutti questi elementi vanno valutati negativamente e sono stati anche fonte di qualche utile ripensamento rispetto alla concezione dell'organizzazione di massa così come era concepita e pratica dalla sinistra classista. 

D'altra parte le tendenze all'americanizzazione sono presenti in tutti i Paesi europei e in questo ambito non sopravvaluterei l'influenza delle campagne pannelliane. Molto più forte è stato il peso dei mutamenti strutturali del capitalismo, con il passaggio dalla fase fordista centrata sulla produzione di massa e sulla grande fabbrica a quella liberista basata sui servizi, la flessibilità, il decentramento produttivo e la finanza.

In questo senso la crisi dei vecchi assetti politici non è riconducibile solo all'azione di "cattivi soggetti", che pure hanno operato, quanto a mutamenti di fondo del sistema. Rispetto a questi cambiamenti la sinistra italiana si è divisa tra due tendenze. Quella finora maggioritaria ha perseguito l'adeguamento subalterno, fino al suo totale assorbimento, all'ideologia liberista (la parabola della maggioranza dell'ex PCI fino all'attuale PD). Un'altra ha cercato di opporsi oscillando fra capacità di ripensare le proprie strategie e forme organizzative alla luce dei mutamenti strutturali e la nostalgia anacronistica per i bei tempi andati, senza trovare ancora una soluzione adeguata.

A conclusione, si può dire che se Pannella non farà parte del nostro Pantheon, non tutta la sua vicenda politica è priva di insegnamenti utili e di lezioni necessarie.

Franco Ferrari




Nessun commento: