venerdì 15 gennaio 2016

Falcemartello abbandona trent'anni di entrismo


In un quadro contrassegnato da una notevole confusione e da una evidente tendenza alla frammentazione a sinistra, l'ex Falcemartello, da un paio d'anni ribattezzatosi un po' pomposamente "Sinistra Classe Rivoluzione", ha annunciato nei giorni scorsi di aver abbandonato il Partito della Rifondazione Comunista.

Per chi non fosse abbastanza attento a gruppi, correnti e tendenze esistenti nello scenario italiano, possiamo ricordare che si tratta di un'organizzazione che si collega alle idee di Trotsky ed è la "sezione italiana" della "Tendenza Marxista Internazionale", formatasi a partire dal gruppo Militant britannico, che ha avuto un certo seguito soprattutto negli anni '80 per poi declinare rapidamente.

Anche le origini dell'attuale "Sinistra Classe Rivoluzione", non sono recenti. Il primo nucleo di giovani militanti che si ispiravano all'esempio del movimento trotskista inglese, da sempre inserito nel Partito Laburista, si formò a Ferrara a metà degli anni '80 attorno ad un giornaletto che si chiamava "L'avanzata del socialismo". Direttore del giornale era Fernando D'Alessandro che, se non erro, è tuttora un dirigente della tendenza internazionale, insediato a Londra con lo pseudonimo di Fred Weston.

All'inizio, il gruppo si presentava come "corrente marxista del PSI" ma non ebbe alcun successo, tanto più che quel partito era ormai completamente controllato da Craxi e dai suoi uomini.

Fu allora che, arruolando alcuni militanti della FGCI, credo prevalentemente a Ferrara e Bologna (o facendo iscrivere propri militanti alla FGCI, questo non saprei) riemerse come Falcemartello. Nonostante la disciplina interna al PCI ed alla sua organizzazione giovanile stesse diventando più elastica, la possibilità di insediarvi una corrente trotskista organizzata era evidentemente scarsa. Se non ricordo male nel giro di qualche mese, se non addirittura di qualche settimana, i giovani seguaci di Falcemartello vennero espulsi dall'organizzazione.

Dopo lo scioglimento del PCI e la nascita, rispettivamente, del PDS e di Rifondazione Comunista, dentro il gruppo e nella sua organizzazione internazionale di riferimento si aprì un dibattito su quale partito privilegiare. Negli stessi anni il gruppo Militant e la Committee for a Workers' International, che ne rappresentava la proiezione in altri paesi, tra cui l'Italia, subì una spaccatura verticale. Una minoranza, guidata dal fondatore della corrente Ted Grant, si batteva per continuare con la politica entrista nel Partito Laburista e in altri partiti di sinistra (allora prevalentemente socialdemocratici), mentre la maggioranza diretta da Peter Taaffe propugnava una "open turn", una svolta aperturista, che tendeva a mettere fine all'entrismo.

Secondo la ricostruzione fatta dai sostenitori di Taaffe, inizialmente Falcemartello era orientato ad operare all'interno del PDS, ritenendo che la maggioranza dei lavoratori si sarebbe collocata in questo partito. Probabilmente è ciò che avvenne, anche se alcuni militanti entrarono da subito in Rifondazione (la pratica dell'entrismo in due o tre partiti contemporaneamente non è esclusa).

Dopo qualche anno, dato che il PRC dimostrava una certa vitalità e che il PDS invece era sempre meno permeabile a posizioni di tipo marxista, il gruppo si orientò definitivamente verso il PRC. Ora con la decisione formalizzata nei giorni scorsi l'ex Falcemartello ha messo fine all'esperienza entrista in Rifondazione.

Si tratta della conclusione di una processo già avviato da un paio d'anni con la costituzione pubblica di un proprio "movimento politico", anche se il gruppo ha comunque partecipato all'ultimo Congresso nazionale del partito. In generale aveva già abbandonato l'attività militante al suo interno, tranne in quei casi nei quali poteva controllare la maggioranza di un'organizzazione locale. Mi era capitato tempo fa di definire questa opzione come quella del "piede dentro-piede fuori".

Nel caso di Falcemartello non si può parlare propriamente di una scissione dal PRC quanto della decisione di mettere fine all'entrismo in esso da parte di un'organizzazione politica già costituita prima ancora della nascita di Rifondazione e con tutte le caratteristiche di un gruppo politico organizzato ed indipendente nella sua azione. Nel tempo ha cercato di dar vita a proprie organizzazioni "di massa" ad esempio tra gli studenti, ad una propria corrente sindacale ecc.  del tutto indipendenti dal PRC.

L'elemento di novità si riscontra non  tanto nella scelta di uscire dal PRC, quanto di abbandonare la strategia entrista. Il movimento trotskista, nelle sue varie ramificazioni ha spesso utilizzato questa pratica di operare all'interno di organizzazioni politiche più ampie come mezzo per uscire dall'isolamento e dalla marginalità politica e per conquistare seguaci.

Il primo a proporne l'utilizzo fu proprio Trotsky a metà degli anni '30 quando promosse la cosidetta "svolta francese", spingendo i propri sostenitori ad entrare nella SFIO francese, nel PSOE spagnolo ecc.

Nel dopoguerra l'allora leader della Quarta Internazionale, Michel Pablo, lanciò la proposta dell'entrismo profondo nei partiti comunisti con dimensioni di massa (Italia e Francia). La caratteristica di questa forma di entrismo consisteva nel fatto che essa avveniva in forma quasi clandestina. Erano anni nei quali nei Partiti Comunisti non sarebbe stata tollerata nessuna forma di organizzazione frazionista, ancor meno se di orientamento trotskista. In Italia i, pochi seguaci della Quarta Internazionale, si dividevano tra coloro che operavano dentro il PCI e tra quelli che stampavano il giornale pubblico Bandiera Rossa.

Il gruppo fondato in Gran Bretagna da Ted Grant e Peter Taaffe seguiva una modalità diversa, dando vita ad un'organizzazione semi-pubblica. Formalmente si trattava solo di raggruppare i sostenitori di un giornale (in quel caso Militant), nei fatti era un partito politico a tutti gli effetti, con propri organismi, congressi, una propria organizzazione internazionale. Una parte dell'attività veniva mantenuta segreta per evitare l'esclusione da parte del partito all'interno del quale si cercava di prosperare.

Dietro alla pratica dell'entrismo c'era uno schema ideologico secondo il quale nel momento dell'acutizzarsi di una crisi politica e sociale del capitalismo, le masse sarebbero entrate in un partito già esistente per radicalizzarlo e non avrebbero seguito le varie e insignificanti "sette" dell'estrema sinistra. Entrando in questo partito già consolidato avrebbero trovato un gruppo più o meno grande di militanti, in possesso delle verità del marxismo che le avrebbe guidate verso la rivoluzione (che in Gran Bretagna era vista solo come conquista di una maggioranza parlamentare) e da lì al socialismo. Un socialismo diverso da quello burocratico instaurato da Stalin in Russia e negli altri paesi dell'est Europa. Le ultime assise internazionali della TMI sembrano aver preso atto che questo schema non è più valido, se mai lo è stato.

La fazione della vecchia corrente Militant che ha seguito lo scomparso Ted Grant e l'attuale leader Alan Woods, ha mantenuto fino a pochi anni fa la rotta dell'entrismo come unica strategia politica per caratterizzarsi come reale "corrente del movimento operaio" e non finire tra le altre "sette" pseudo-trotskiste. 

Tra la fine degli anni '90 e l'inizio del nuovo secolo, all'interno di questa strategia era avvenuto, in Europa, uno spostamento dall'azione dentro i partiti socialdemocratici ai partiti comunisti e ai nuovi partiti di sinistra che sono emersi dalla crisi del movimento operaio. Questo ha portato non solo alla scelta di privilegiare il PRC in Italia, come già citato, ma anche nello spostamento dall'SPD alla Linke in Germania e dal Partito Socialista al PCF in Francia. 

A volte questi mutamenti di rotta hanno determinato scissioni e complesse peripezie. In Grecia ad esempio il gruppo locale facente capo alla tendenza Militant si è diviso fra seguaci di Grant (in minoranza) e sostenitori della svolta aperturista (maggioranza). Dalla costola di Xekinima che decise di abbandonare il PASOK, nacque Sosialistiki Ekfrasi che continuò ad agire nel partito di Papandreu. Di fronte alla crisi sempre più grave dei socialisti, la direzione internazionale della TMI, spinse per una rottura definitiva col PASOK e la ricerca di una nuova "casa". Ci furono tentativi, infruttuosi, di penetrazione nell'organizzazione giovanile del KKE e, più agevoli dato il suo carattere pluralista, dentro il Synaspismos. 

Alla fine, dall'originaria tendenza sono sorti tre gruppi. Xekinima sostiene Unità Popolare (scissione di Syriza) ma non ne fa parte; Tendenza Comunista (corrispondente dell'italiana Falcemartello) opera in Unità Popolare; Sosialistiki Ekfrasi dopo aver abbandonato anch'essa il PASOK ha aderito a Syriza, della quale continua a far parte nonostante sia critica nei confronti della direzione di Tsipras.

Nel caso italiano l'aspetto più rilevante nella scelta annunciata da "Sinistra Classe Rivoluzione (SCR)" consiste proprio nell'aver abbandonato l'entrismo dopo trent'anni, anche se non si può escludere, di fronte alla eventuale formazione di una forza politica di sinistra di una certa consistenza nei prossimi anni, un ritorno alla vecchia pratica. Il documento pubblico del gruppo evita di parlare di "entrismo", concetto che di solito viene riservato ai militanti e non compie nessun bilancio dei risultati prodotti da questa strategia in Italia.

Si può dire che SCR è cresciuto numericamente dal piccolo gruppo di militanti originario e dispone oggi di forze comparabili, se non superiori, a quelle di altri gruppi trotskisti italiani, tutti usciti a suo tempo dal PRC (il PCL di Ferrando, Sinistra Anticapitalista, Partito d'Alternativa Comunista, Controcorrente) ma esso stesso deve ammettere che dopo questo lungo percorso trentennale "non ha oggi il radicamento di massa per formare il partito che sarebbe necessario" e che non è il "partito di classe". Intanto si prepara ai futuri "grandi movimenti di massa che scuoteranno le basi del sistema".

Franco Ferrari

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