domenica 21 ottobre 2012

La sinistra prevale nella Repubblica Ceca grazie all'avanzata del Partito Comunista

Nella Repubblica Ceca si sono tenute il 12 e 13 ottobre scorso le elezioni per il rinnovo dei consigli regionali, ad eccezione di quello che comprende la capitale Praga, e di un terzo del senato. Gli sconfitti sono i partiti di centro destra al governo ed in particolare il maggiore dei partiti governativi,  l'ODS (Partito Civico Democratico) che dimezza i voti scendendo dal 23,6% al 12,3%. 

La sinistra nell'insieme prevale nettamente anche se i socialdemocratici in realtà scendono dal 35,9% del 2008 al 23,6% ottenuto la settimana scorsa, nonostante si trovino all'opposizione di un governo che ha perso rapidamente popolarità per le sue politiche neoliberiste.

Dal canto suo, invece il Partito Comunista di Boemia e Moravia ha ottenuto una forte avanzata passando dal 15,0 al 20,4%. In termini di voti l'incremento è reale, nonostante il calo della partecipazione dal 40,3 al 36,9%, con un aumento di circa 100.000 voti, da 438.000 a 539.000. Nelle ultime elezioni politiche il KSCM ha ottenuto l'11,3%. Nell'arco del ventennio seguito alla caduta del regime socialista i comunisti hanno oscillato tra il 10 e il 20% con risultati particolarmente importanti in alcune elezioni regionali ed europee.

Non vanno sottovalutati alcuni elementi circostanziali del voto, in particolare il fatto che la partecipazione a questo tipo di elezione è tradizionalmente molto più bassa di quella che si registra nelle elezioni politiche, dove invece supera normalmente il 60%. Ciononostante il successo comunista è indubbio come ha dovuto riconoscere la stampa ceca pur ossessionata dall'anticomunismo. 

Il Partito comunista è stato spesso dipinto come un partito di elettori anziani, in parte nostalgici del regime crollato nel 1989, e pertanto destinato inevitabilmente all'estinzione politica ed elettorale. Anche se è vero che l'età media degli iscritti è molto alta (supera i 60 anni) e che le adesioni tra le nuove generazioni sono minime, il partito ha dimostrato di mantenere un forte insediamento elettorale e di non essere solo la voce dei "perdenti" della transizione destinati a scomparire col tempo.Tanto più che la crisi economica e le politiche sociali regressive hanno fatto aumentare e non diminuire coloro che vedono peggiorare costantemente le loro condizioni di vita.

L'ottimo risultato ottenuto potrà consentire ai comunisti di estendere la loro partecipazione alle amministrazioni regionali. Finora erano al governo in due regioni in alleanza con la socialdemocrazia e appoggiavano dall'esterno altri due governi regionali di quest'ultima. In queste regioni il KSCM ha ottenuto un ottimo risultato, e quindi gli elettori hanno dimostrato di apprezzare la sua azione amministrativa a livello locale e il fatto di non essere coinvolto negli scandali che hanno macchiato gli altri partiti. Ora sarà possibile installare amministrazioni di sinistra in altre regioni, anche se questo dipenderà dalle scelte dei socialdemocratici. Da tempo hanno rinunciato ad una posizione di totale ostracismo nei confronti dei comunisti, almeno a livello locale. 

La collaborazione tra socialdemocratici e comunisti non è facile per le differenze programmatiche e ideologiche che esistono tra le due forze, ma le elezioni politiche del 2014 potrebbero aprire la strada ad un governo socialdemocratico con l'appoggio esterno dei comunisti, che hanno già proclamato in più occasioni negli anni scorsi la propria disponibilità ad una simile soluzione. Sembra invece più improbabile un accesso diretto al governo da parte del Partito Comunista.

E' da sottolineare che il Presidente del Partito Vojtech Filip ha dichiarato, nel suo commento al voto, che il successo è dovuto alla capacità di riuscire ad essere percepiti come un "moderno partito di sinistra" e non - aggiungiamo noi - come la ridotta dei nostalgici del vecchio regime.

Nell'ottavo congresso che si è tenuto nel maggio scorso a Liberec è stato approvato un ampio programma di riforme democratiche e sociali. Due elementi vale la pena di sottolineare. Per quando riguarda la dimensione europea il partito, che è sempre stato molto critico nei confronti dell'Unione Europea, non propone l'uscita del Paese da quel contesto sovranazionale, ma un cambiamento delle relazioni e dei legami tra la Repubblica Ceca e l'Unione. Propone la cooperazione tra tutte le componenti della sinistra europea per ridurre il peso della burocrazia comunitaria e per espandere la dimensione democratica dei processi decisionali. Inoltre si propone di sostenere lo sforzo verso l'unificazione delle forze di sinistra sul continente europeo al fine di ottenere cambiamenti sociali con caratteristiche socialiste.

Negli ultimi anni il Partito Comunista Boemo-Moravo ha perseguito un rapporto più ravvicinato con la Sinistra Europea, pur volendo mantenere per ora il ruolo di osservatore e non di membro a pieno titolo. La sostituzione del precedente responsabile del settore internazionale del partito, lo stalinista Hassan Charfo, con la più pragmatica Vera Flasarovà, ha portato all'abbandono di polemiche dogmatiche e strumentali (ampiamente pubblicizzate in altri paesi) in cambio di un rapporto critico ma collaborativo. Un atteggiamento confermato dalla presenza della Flasarovà alla riunione del comitato esecutivo del Partito della Sinistra Europea dell'ottobre 2011, della quale ha dato conto sul quotidiano del partito Halo Novini, come dall'apprezzamento espresso dal Presidente Filip ad alcune iniziative della Sinistra Europea, nel corso di un incontro tenutosi a Praga nel gennaio di quest'anno con Pierre Laurent, nella sua qualità di leader dei comunisti francesi ma anche di Presidente in carica della Sinistra Europea.

Un secondo elemento che va messo in rilievo del documento finale dell'VIII congresso è la decisione di arrivare a definire una piattaforma "ideologica" rinnovata che definisca sia un bilancio critico dell'esperienza socialista del ventesimo secolo, mettendone in evidenza gli errori e le insufficienze che hanno causato il "collasso" del socialismo reale, che la definizione degli obbiettivi di lungo termine per realizzare una società più giusta di tipo socialista. Ed è rilevante che si parli di collasso e non di controrivoluzione, che è invece la tesi abitualmente sostenuta dal Partito Comunista Greco, nel documento ufficiale di un partito spesso e a torto presentato come allineato con la corrente dogmatica.

Nel documento si fa riferimento come possibile ispirazione anche ad una "via cecoslovacca al socialismo" che era stata proclamata nei primi anni del dopoguerra. Si tratta di un riferimento ad una fase creativa dell'esperienza socialista cecoslovacca, immediatamente dopo la sconfitta del nazifascismo, poi chiusa dalla guerra fredda e anche dall'irrigidimento staliniano in Urss che hanno avuto conseguenze negative in tutte le "democrazie popolari". Ci si può chiedere se questa riscoperta di una definizione che ha tanto ispirato, tra gli altri, il PCI togliattiano (nella forma della "via italiana al socialismo") non rischi di sembrare un po' anacronistica. Si tratta comunque di una volontà di uscire dalle sabbie mobili del dogmatismo, che anche se un po' tardiva, può essere accolta con interesse.

Franco Ferrari

mercoledì 17 ottobre 2012

L'elettorato premia la "svolta olandese" del PT belga

Le elezioni comunali del 14 ottobre scorso hanno visto una significativa avanzata del piccolo Partito del Lavoro Belga (PTB) che ha ottenuto risultati particolarmente importanti ad Anversa, la principale città delle Fiandre, e a Liegi, cuore di una storica tradizione operaia che sembrava svanita con i processi di deindustrializzazione.

Il Partito del Lavoro Belga è il principale partito della sinistra radicale, l'unico che abbia mantenuto una struttura unitaria presente in tutto il Paese, senza rincorrere la frammentazione etnica tra fiamminghi e valloni, errore nel quale è caduto anche il Partito Comunista Belga a partire dagli anni '80.

Il PTB nasce dal movimento studentesco del '68 con una forte inclinazione ideologica verso la Cina maoista. Il suo fondatore e principale leader storico è stato fino a qualche anno prima della morte avvenuta nel 2011, Ludo Martens, autore di un non felice libro di riabilitazione di Stalin.

Per molto tempo il PTB è stato considerato, non a torto, un gruppo settario e dogmatico. Si è sempre presentato alle elezioni, ottenendo risultati inferiori all'uno per cento e restando del tutto marginale sul piano elettorale e politico e poco influente anche sul piano intellettuale.

Tutto questo ha cominciato a cambiare con il congresso del 2008 che ha visto il PTB affrontare la prova non facile della "modernizzazione". Il nuovo presidente Peter Mertens, espressione di un salto generazionale nella guida del partito (nel 1968 non era ancora nato), ha posto chiaramente l'esigenza di mantenere gli ideali socialisti, ma di modificare profondamente l'approccio politico. Si è posto quindi l'esigenza, per questo piccolo partito di origini maoiste, di abbandonare in un colpo solo settarismo, dogmatismo e estremismo e di cominciare a parlare il linguaggio della gente comune.

Il percorso è stato simile a quello compiuto dal Partito Socialista Olandese, anch'esso di origini maoiste, che ha ottenuto da diversi anni un importante consenso elettorale dell'ordine del 10%. Rivolgersi all'uomo delle strada con un linguaggio comprensibile e molto attento ai bisogni immediati (soprattutto quelli economici e sociali), contro il predominio dei grandi poteri economici e la sudditanza ad essi dei partiti politici tradizionali. La differenza è che mentre il Partito Socialista Olandese ha compiuto la propria evoluzione ideologica nell'arco di alcuni decenni, il PTB l'ha concentrata in pochissimi anni.

Il PTB non ha sconfessato apertamente il richiamo ideologico al marxismo-leninismo ma il linguaggio retrò è riservato prevalentemente a qualche appuntamento interno e agli incontri internazionali dove risuona più forte il richiamo all'ortodossia ideologica.

Il partito si è notevolmente aperto. Nelle recenti elezioni a Liegi e in alcun comuni limitrofi ha raggiunto un accordo con il Partito Comunista (che aderisce alla Sinistra Europea). Dopo il risultato delle elezioni amministrative, altre forze della sinistra radicale si pongono l'interrogativo di collaborare con il PTB, considerato che questo è l'unico partito a sinistra della socialdemocrazia che abbia qualche possibilità di entrare nel parlamento nazionale nel 2014, quando si andrà al voto politico. Nelle elezioni comunali erano presenti in diversi comuni altre liste, spesso in contrapposizione al PTB, che hanno ottenuto risultati diversificati, a volte positivi, ma in genere nettamente inferiori al PTB stesso. Erano in campo liste di coalizione come il Front de Gauche e Gauches Communes, Rood (Rosso, un movimento nato dalla fuoriuscita dal Partito Socialista fiammingo di Erik De Bruyn, esponente di primo piano di Vonk, la corrente belga equivalente all'italiana Falcemartello, ma che non ha condiviso l'abbandono dell'entrismo), Egalité (una lista animata dall'ex Segretaria generale del PTB Nadine Rosa-Rosso) ed altre ancora. La Lega Comunista Rivluzionaria, sezione della Quarta Internazionale, che aveva sostenuto diverse esperienze elettorali unitarie, nel commento del dopo voto, ha aperto la porta, realisticamente, ad una possibile collaborazione col PTB.

Da rilevare nel merito delle posizioni politiche assunte dal PTB, un atteggiamento critico nei confronti dell'Unione Europea ma orientato ad una sua riforma piuttosto che ad una sua cancellazione. Il programma elettorale del 2010, nelle parti relative alla'Unione Europea presenta concrete proposte di riforme tese da un lato a salvaguardare le migliori condizioni sociali e di lavoro e dall'altro a democratizzare le istituzioni europee. Una posizione non molto diversa dalla Sinistra Europea, che pure il PTB continua a criticare. 

Sul terreno dell'azione europea vi è un'interessante evoluzione che si è registrata nel recente incontro di alcuni partiti comunisti convocato a Bruxelles dal Partito Comunista Greco (KKE). Prendendo apertamente le distanze dalla politica sostenuta dal partito greco, il rappresentante del PTB ha posto l'esigenza di sviluppare iniziative coordinate che tengano conto dell'esistenza dell'Unione Europea, pur senza dimenticarne il carattere capitalistico e per diversi aspetti reazionario, ma non si pongano sul terreno illusorio e anacronistico del ripiegamento sul terreno nazionale.

Franco Ferrari