sabato 26 maggio 2012

Un profilo storico del SYRIZA

Dopo che è stata accertata l'impossibilità di formare una coalizione di governo che potesse contare su una maggioranza nel parlamento eletto il 6 maggio scorso, gli elettori greci saranno chiamati nuovamente a votare il 17 giugno prossimo. Gli ultimi sondaggi indicano una crescente polarizzazione dell'opinione pubblica, sulla destra attorno a Nuova Democrazia e sulla sinistra verso il SYRIZA (Coalizione della Sinistra Radicale), con una leggera prevalenza di quest'ultimo che si avvicinerebbe al 30%. Per effetto del sistema elettorale che prevede l'assegnazione di 50 seggi di premio al primo partito, la competizione per raggiungere la maggioranza relativa è destinata a modificare sostanzialmente la composizione del parlamento, tra favorevoli o contrari al Memorandum di tagli e sacrifici imposto dalla cosiddetta trojka (Unione Europea, Banca Centrale Europea, Fondo Monetario Internazionale).

L'impatto della crisi sull'elettorato sta modificando radicalmente il panorama politico greco. L'egemonia del PASOK sul centro-sinistra viene radicalmente messa in discussione a causa della partecipazione di questo partito alla politica di sacrifici imposti ai greci, e tra le forze della sinistra anticapitalista viene messo in pericolo il tradizionale primato del Partito Comunista Greco (KKE), di orientamento stalinista.

Nelle elezioni del 6 maggio scorso SYRIZA è diventato il secondo partito del Paese e il primo della sinistra, davanti anche al PASOK, triplicando i propri voti. L'esito elettorale ha determinato un improvviso interesse per questa formazione politica anche fuori della Grecia come è naturale, anche se a volte la si è rappresentata, soprattutto in Italia con le specchio deformante delle polemica politica interna.

Il SYRIZA trova le sue radici nelle complesse vicende del comunismo greco ed in particolare delle due maggiori scissioni che lo hanno attraversato, quella del 1968 e quella del 1991, ma viene poi alimentato da altri fenomeni tra le quali la nascita del movimento altermondialista e la rotture di frazioni del PASOK con le politiche liberiste di quel partito.

Per tracciare brevemente questo percorso è necessario ricordare che il comunismo greco ha assunto dimensioni di massa durante la seconda guerra mondiale, quando è stato l'indiscusso protagonista della resistenza contro l'occupazione nazista, aggregando attorno se una parte importante dei settori popolari a partire dal durissimo inverno del 1941-42, quando Atene e la Grecia vennero colpiti dalla fame. Gli errori del gruppo dirigente comunista, gli effetti precoci della guerra fredda che prevedevano per il Paese una collocazione all'interno del blocco occidentale, accettata anche da Stalin e dall'URSS, portarono alla sconfitta della Resistenza e al predominio di un blocco conservatore e reazionario. Il tentativo del PC Greco di uscire dalla difficile situazione in cui si era trovato, attraverso il passaggio alla lotta armata, si concluse con una durissima sconfitta per i comunisti, alla quale seguì l'esilio per decine di migliaia di greci costretti a rifugiarsi nei Paesi dell'est Europa e in URSS. Era la "via greca" che in quegli anni Togliatti indicava come l'esempio negativo di una strategia foriera di una tragica sconfitta per i comunisti e la sinistra. Il PC Greco fu costretto all'illegalità fino al 1974 quando la caduta del regime dei colonnelli riaprì la strada alla democrazia parlamentare.

Mentre il gruppo dirigente del PC Greco si trovava in larga parte in esilio (il quartier generale era a Bucarest, in Romania, ma migliaia di ex partigiani comunisti vivevano a Tashkent, in Uzbekistan), all'interno del Paese si formava nel 1951 la Sinistra Democratica Unitaria (EDA) che diventava il principale partito di sinistra e all'interno del quale operavano anche i comunisti. Questa polarizzazione tra gruppo dirigente estero e militanti all'interno portò nel 1967, in coincidenza con il colpo di stato neofascista dei colonnelli, ad una rottura nel Partito Comunista. La maggioranza rimase ideologicamente ortodossa e filosovietica. Il KKE è stato uno dei pochi partiti comunisti europei ad approvare l'invasione della Cecoslovacchia da parte del Patto di Varsavia. La divisione sovrappose questioni di strategia politica e di adeguamento ai mutamenti della società greca, ad altri aspetti di ordine ideologico. La minoranza diede vita al Partito Comunista Greco (dell'interno), che si orientava su una linea di rinnovamento politico e culturale vicina a quello che, qualche anno dopo, verrà definito come "eurocomunismo" (rifiuto dello stalinismo, rivalutazione del rapporto tra socialismo e democrazia, riconoscimento del pluralismo politico e sociale contro qualsivoglia monolitismo).

Col ritorno della democrazia parlamentare, il Partito Comunista Greco, filosovietico, conquista il predominio nello spazio elettorale e politico comunista, anche per gli errori politici commessi dai comunisti "dell'interno" che auspicano una sorta di improbabile "compromesso storico" alla greca. Il KKE si radica in settori operai e popolari, mentre il PC dell'interno resta una formazione di ceto medio, intellettuali, funzionari pubblici con uno scheletrico consenso elettorale.

Nel 1987 il PC Greco dell'interno, sull'onda della perestrojka sovietica decide di rinunciare alla propria identità comunista, dando vita a "Sinistra Greca", una formazione di tipo ecosocialista, orientata più ai conflitti cosiddetti post-materialisti che a quelli tradizionali della lotta di classe. Una minoranza del partito rifiuta questa scelta e mantiene in vita una organizzazione comunista rinnovatrice dalla quale deriva l'attuale AKOA che fa parte del SYRIZA.

La perestrojka determina un graduale "scongelamento" politico ed ideologico anche del KKE, nel quale si fanno strada posizioni timidamente innovatrici che trovano spazio grazie alla difficoltà delle tendenze più tradizionaliste a fronteggiare l'evoluzione in corso nei Paesi dell'est Europa. Negli anni che vanno dalla caduta del muro di Berlino al crollo dell'Unione Sovietica, il comunismo e la sinistra anticapitalista greca si trovano al centro di una doppia evoluzione. Da un lato quella di un progressivo ripensamento delle tradizionali basi ideologiche e di un riavvicinamento tra le due correnti comuniste. Dall'altro la convinzione che il PASOK, a causa degli scandali che lo corrodono, sia entrato in una crisi irreversibile. Al fine di favorire questa crisi i comunisti, insieme, decidono di partecipare ad una coalizione di governo con la destra, una scelta che si rivela totalmente sbagliata. 

A cavallo dei decenni '80 e '90 si forma il primo Synaspismos, la Coalizione delle forze di sinistra e progressiste, al quale partecipano il KKE, al cui interno si rafforzano le tendenze rinnovatrici, e la Sinistra Greca, ex eurocomunista. Quando emerge l'ipotesi di trasformare il Synaspismos da coalizione in partito unificato, con un'accelerazione forse inopportuna, nel KKE si apre una profonda crisi che porta nel 1991 alla rivincita della corrente neostalinista guidata da Aleka Papariga. I rinnovatori se ne vanno o ne vengono espulsi e  partecipano alla costruzione del nuovo partito della sinistra, il secondo Synaspismos, insieme alle altre componenti di derivazione comunista o socialista. In una prima fase, nel Synaspismos prevale una linea moderata e di alleanze con i socialisti del PASOK, che porta però alla perdita di consensi ed all'esclusione dal Parlamento. 

La sconfitta porta ad una prima crisi e alla sostituzione della presidente Maria Damanaki (proveniente dal KKE poi passata ai socialisti, attuale Commissario europeo) con Nikos Kostantopoulos, uno dei fondatori del PASOK poi allontanatosene e dotato di una discreta popolarità. Il Synaspismos fatica però a trovare una propria identità tra il PASOK che vive ancora una stagione di radicalismo politico, almeno sul piano verbale e che si presenta come una forza a sinistra delle socialdemocrazie europee, e il KKE che recupera dopo la crisi i tradizionali bastioni di consenso elettorale richiudendosi nel ghetto identitario.

Una svolta fondamentale nel Synaspismos avviene nel 2000 quando all'interno prevalgono le correnti di sinistra. Il partito acquisisce un profilo più radicale anche se continua a vivere momenti difficili dal punto di vista elettorale a causa di un elettorato fluttuante che a volte lo abbandona all'ultimo momento nell'urna, portandolo pericolosamente vicino alla soglia del 3%, al di sotto della quale si viene puniti con l'esclusione dal Parlamento. Il Synaspismos, con il prevalere della sinistra interna e con i nuovi leaders, prima Alekos Alavanos, e poi il giovane e carismatico Aleksis Tsipras (entrambi provenienti dal KKE), che lo guida attualmente, opera due scelte strategiche importanti. La prima è di scommettere sui movimenti sociali, in particolare l'altermondialismo, che ha avuto in Grecia un importante appuntamento di massa nel Forum Sociale Europeo del 2006, nel quale il Synaspimos si è fortemente impegnato, mentre il KKE lo ha boicottato. Questa apertura ai movimenti ha avuto momenti difficili nel 2008, quando vi è stata una vera e propria sollevazione giovanile non priva di cadute in una violenza nichilista e politicamente sciocca, rispetto alla quale il Synaspismos ha cercato di mantenere aperto un dialogo, trovandosi sotto attacco da parte di tutto lo spettro politico greco.

L'altra scelta, connessa all'apertura ai movimenti e alla ricerca dell'unità di tutte le forze antiliberiste, è stata di creare la coalizione SYRIZA nel 2004, raccogliendo una serie di piccoli gruppi di sinistra e di estrema sinistra di varia e a volte conflittuale estrazione: trotskisti, maoisti, ecologisti di sinistra, socialisti dissidenti, ecc. Questa coalizione non ha avuto un immediato successo, anzi nelle prime elezioni nelle quali si è presentata ha solo consentito di superare di poco la soglia fatidica del 3%. C'è stato poi un periodo di difficoltà e tensioni nei rapporti tra il Synaspismos e gli altri componenti. Contemporaneamente la corrente moderata del Synaspismos ha avversato la formazione del SYRIZA, ritendendolo troppo influenzato da gruppi estremisti e ponendo lo scioglimento della coalizione come condizione per il permanere nel partito. Non avendola ottenuta, la destra del Synaspismos ha dato vita nel 2010 a Sinistra Democratica, che nelle elezioni del maggio scorso ha ottenuto risultati nettamente inferiori alle aspettative e che, specularmente al KKE sul fianco sinistro, rifiuta la prospettiva di unità della sinistra anticapitalista greca proposta dal SYRIZA.

Dopo un risultato positivo ma non esaltante nel 2009, che comunque ha consentito al progetto di andare avanti e di svolgere un ruolo attivo nel conflitto aperto dalla crisi economica e sociale degli ultimi anni, il SYRIZA si trova oggi di fronte ad una esplosione di consensi elettorali tale da farlo diventare forse il primo partito del Paese e certamente il primo partito della sinistra greca. Un successo notevole ma che pone anche forti e difficili responsabilità nel tentativo di coniugare il rifiuto delle politiche di sacrifici draconiani imposte con il Memorandum, senza mettere in discussione la partecipazione all'Europa e ripiegarsi in una prospettiva di regressione nazionale. La capacità del SYRIZA di rispondere a questa sfida offrirà lezioni importanti a tutta la sinistra europea.

Franco Ferrari

lunedì 14 maggio 2012

Cambia la mappa della sinistra anticapitalista europea

Le ultime elezioni svoltesi in alcuni Paesi europei modificano significativamente il quadro della sinistra alternativa, rafforzando alcune esperienze politiche mentre altre perdono terreno. Con la crisi della sinistra comunista italiana che ha portato alla scomparsa del PRC e del PdCI dal parlamento e la spaccatura intervenuta in Rifondazione Comunista dalla quale è nato il partito di Niki Vendola, il baricentro si era spostato verso la Germania. La nascita della Linke, frutto della fusione del Partito del Socialismo Democratico, erede profondamente rinnovato del partito unico che dominava la defunta Repubblica Democratica e Tedesca , con una piccola forza emerza nella parte ovest del Paese, composta da sindacalisti  e socialdemocratici dissidenti contrari alla svolta centrista dell'SPD, che aveva raccolto oltre 5 milioni di voti pari a quasi il 12%, sembrava aprire la strada all'egemonia tedesca sulla sinistra anticapitalista. 


Come spesso accade in Italia, dove la disattenzione per quanto avviene fuori dai nostri confini è pari alla superficialità con la quale si adottano modelli politici astraendoli dal contesto nel quale operano, la Linke era diventata il parametro sul quale calibrare la ripresa della sinistra anticapitalista italiana, come in precedenza era stata Izquierda Unida, o su altri versanti ideologici il Partito Comunista greco (KKE) o il Nuovo Partito Anticapitalista francese.


L'impatto della crisi economica e sociale ha rimescolato le carte politiche ed elettorali in Europa. Inizialmente sembrava che non vi fosse una influenza significativa sulla sinistra alternativa, che continuava ad attraversare una fase di stagnazione se non di crisi, mentre ne uscivano rafforzate soprattutto tendenze di estrema destra revansciste e xenofobe. Dopo le ultime elezioni che si sono tenute in Spagna, Francia e Grecia non è più così. 


In Spagna, dopo una lunga fase di crisi e frammentazione, Izquierda Unida è tornata a recuperare consensi avvicinandosi al 7% e raccogliendo 1.700.000 voti. Un incremento di ben 700.000 voti rispetto alle elezioni precedenti. Questo successo è avvenuto dopo uno spostamento a sinistra della maggioranza interna che ha ripreso un linguaggio più radicale sui temi sociali e più nettamente distinto dalla sinistra moderata del PSOE. Ha così potuto incrociare parte della rabbia causata dalla crisi economica, in particolare quella espressa dal movimento giovanile degli Indignados.


Nelle recenti elezioni francesi, il Front de Gauche si è imposto come una forza importante del panorama politico, raccogliendo al primo turno 4.000.000 di voti e superando l'11%. Per dare il senso pieno del risultato ottenuto è bene ricordare che nelle presidenziali del 2007, il PCF, di gran lunga la forza più importante tra quelle che hanno costituito il Front aveva ottenuto 700.000 voti. Il PCF ha avuto il coraggio di respingere i richiami ad un arroccamento settario, sia dando vita alla coalizione unitaria della sinistra alternativa, sia accettando la scelta di Melenchon come candidato presidente, pur trattandosi di un leader politico molto lontano dalla propria storia (prima trotskista "lambertista", la corrente più ostile ai comunisti, poi socialista e infine fondatore di un piccolo partito ispirato alla Linke tedesca). Le varie forze che hanno dato vita al Front de Gauche hanno evitato di farsi stringere in un dibattito sulla costituzione o meno di un nuovo partito per creare invece una coalizione fortemente unitaria, pluralista e aperta ai movimenti sociali e non solo alle forze politiche.


Il terzo caso, ed anche il più clamoroso, è ovviamente quello delle elezioni greche, dove il SYRIZA è diventato il secondo partito passando da 300.000 ad un 1.000.000 di voti, pur avendo subito nel frattempo un'importante scissione. Anche il SYRIZA, come il Front de Gauche e Izquierda Unida è una coalizione di forze diverse, anche se il partito di gran lunga dominante è il Synaspismos. Quest'ultimo nasce dalla confluenza di due diverse correnti del comunismo greco. Quella di lontana origine eurocomunista raggruppata inizialmente nel PC Greco dell'Interno, e quella costituita dalla tendenza rinnovatrice sorta all'interno del PC Greco (filosovietico) al momento del crollo dell'URSS. Dopo molte difficoltà e tensioni il Synaspismos ha scelto un profilo politico radicale aperto ai movimenti conflittuali ed ha dato vita alla coalizione SYRIZA, alla quale partecipano anche gruppi dell'estrema sinistra maoista e trotskista, ma aperto  a settori dissidenti del PASOK, vecchi e nuovi.


Queste tre forze hanno raccolto complessivamente 6 milioni e 700.000 elettori con una crescita, rispetto alle precedente analoghe scadenze elettorali, di 4 milioni e 700.000 voti. Da sottolineare che queste forze sono componenti e sono state fondatrici del Partito della Sinistra Europea.


I percorsi elettorali non sono però né facili, né lineari come dimostra la fase di difficoltà che sta attraversando la Linke tedesca. Nelle elezioni politiche aveva ottenuto un successo straordinario superando i 5 milioni di voti e raggiungendo quasi il 12%. Gran parte di quel successo era dovuto alla crisi della SPD , la quale pagava la politica moderata e di coalizione con la destra democristiana. Oggi i socialdemocratici si presentano con un profilo più autonomo e orientato a sinistra, mentre dal canto suo la Linke soffre di una crisi di leadership dovuta al ritiro in seconda fila dei suoi dirigenti più popolari: Gregor Gysi e Oskar Lafontaine. Le ultime elezioni nei lander della vecchia Germania federale sono state segnate da secche sconfitte che hanno portato all'esclusione dai parlamenti regionali. La Linke, come dimostrano i flussi elettorali registrati nelle elezioni di domenica scorsa nel Nord Reno-Vestfalia, perde voti in misura eguale sia verso la socialdemocrazia, decisamente rinvigorita dagli anni di opposizione, che verso il nuovo partito dei pirati che intercetta soprattutto la protesta giovanile. Per il partito tedesco sarà importante riuscire a garantire la presenza parlamentare nelle elezioni dell'anno prossimo, in presenza di una prevedibile polarizzazione tra la destra di democristiani e liberali e il centro-sinistra di SPD e Verdi.


La sinistra anticapitalista esce quindi complessivamente rafforzata ma in modo diseguale, data la fase di difficoltà della Linke e la profonda crisi nella quale continua a versare la sinistra anticapitalista italiana che non è riuscita finora a far decollare realmente il progetto della Federazione della Sinistra.


Altre due dati che vanno segnalati perché potranno influenzare il dibattito nella sinistra alternativa europea sono quelli relativi ai due maggiori PC "ortodossi", quello greco e quello portoghese, e al Nuovo Partito Anticapitalista francese. Entrambi rappresentano tentativi di costruire poli ideologici nella sinistra europea che producono processi di divisione e frammentazione. 


Il PC Portoghese e il PC Greco (il primo con una maggiore duttilità) animano il tentativo di ricostruire una corrente politica neo- o semi-stalinista. Particolarmente attivo in tal senso il partito greco che sostiene piccoli partiti e gruppi ideologicamente affini, a prescindere dalla loro effettiva consistenza numerica, come il PCPE in Spagna,  il "Partito Comunista" di Rizzo in Italia, alcuni gruppuscoli francesi in polemica col PCF e ostili al Front de Gauche e così via. Entrambi i partiti dispongono di una solida struttura organizzativa, di un saldo insediamento sindacale, e di un forte seguito in settori operai e popolari. Nessuno dei due si è però dimostrato in grado di espandere in misura significativa il proprio consenso elettorale nonostante i rispettivi Paesi siano stati duramente colpiti dalla crisi e dalle politiche di austerità di impronta neoliberista. 


Nelle elezioni portoghesi dello scorso anni, il PC ha mantenuto invariato il proprio consenso elettorale (appena sotto l'8%), un relativo successo difensivo, ma che non gli ha permesso di raccogliere nessuno dei voti persi dai socialisti e dal Blocco di Sinistra (complessivamente 13 punti percentuali in meno). Dal canto suo il PC Greco ha migliorato di circa un punto percentuale il suo seguito elettorale arrivando all'8,5%. Ma questo dato si traduce in meno di 20.000 voti aggiuntivi, nonostante il ruolo svolto nelle proteste degli ultimi anni attraverso il suo braccio sindacale (il PAME). Questo modesto incremento va poi valutato in relazione al calo registrato nelle circoscrizioni popolari di Atene e del Pireo, ovvero le zone più colpite dalla crisi e al risultato ben più consistente ottenuto nelle elezioni regionali del 2010 quando aveva raccolto il 10,9%, più del doppio del SYRIZA. Si dovrà vedere ora se questo stallo elettorale e politico porterà a rivedere le politiche sempre più accentuatamente dogmatiche e settarie perseguite da questo partito negli ultimi anni. In questa fase risulta inevitabilmente indebolito il progetto di dividere e contrapporre su basi ideologiche la sinistra alternativa europea.


Analogo effetto potrà avere la sconfitta elettorale e la profonda crisi politica dell'NPA francese, partito neo o post trotskista che si è caratterizzato soprattutto per il rifiuto di perseguire politiche unitarie a sinistra, a differenza di quanto auspicato dai comunisti e dal Front de Gauche.  La nascita dell'NPA doveva costituire un modello per la formazioni di analoghi partiti in altre realtà e ad esso guardavano in particolare gruppi affiliati alla Quarta internazionale come l'italiana Sinistra Critica. La sconfitta dell'NPA da un lato e lo stallo del KKE dall'altro dimostrano che progetti politici antiunitari soffrono di una crisi di credibilità in una fase in cui la crisi richiede anche risposte di breve e medio periodo e non solo prospettive ideologiche piuttosto vaghe o poco attraenti.


Ora la sinistra alternativa europea dovrebbe lavorare per avvicinare i diversi progetti nazionali, al di fuori di pretese di scoprire modelli buoni per tutte le situazioni, elaborando elementi per un progetto comune e delineando unitariamente una possibile uscita dalla crisi, alternativa a quella liberista imposta finora della trojka UE-BCE-FMI con costi umani e sociali sempre più pesanti.


Franco Ferrari