mercoledì 4 aprile 2012

La sinistra siriana di fronte alla crisi del Paese

Nelle ultime settimane sono stati resi noti diversi documenti che illustrano il punto di vista di alcune delle forze politiche comuniste e di sinistra che operano in Siria, in merito alla evoluzione della grave crisi che sta attraversando il paese mediorientale.

In particolare sono disponibili i testi in inglese delle tre fazioni del movimento comunista che operano legalmente nel Paese.

Il Partito Comunista Siriano (Unificato) valuta positivamente alcuni sviluppi recenti della crisi, in particolare il sostegno delle Nazioni Unite alla missione di Kofi Annan che cerca di trovare una soluzione alla crisi siriana. Questa iniziativa viene "vista con un certo favore dal popolo siriano". La speranza è però mescolata a molta cautela a causa dell'azione degli emirati e degli Stati del golfo che "sostengono ed armano i gruppi che pianificano il terrore organizzato" nelle città siriane. 

I comunisti siriani sottolineano favorevolmente la Dichiarazione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite del 21 marzo scorso nella quale si riafferma l'impegno a sostenere "la sovranità, l'indipendenza, l'unità territoriale e la sicurezza della Siria". Questa Dichiarazione esprime il sostegno alla missione di Annan il cui obbiettivo, come sintetizza la dichiarazione, "è di raggiungere un'immediata cessazione di ogni tipo di violenza, ogni tipo di violazione dei diritti umani, garantire l'arrivo degli aiuti umanitari e facilitare la transizione, sotto una direzione siriana, verso un regime pluralista e democratico nel quale tutti i cittadini siriani godano dell'eguaglianza indipendentemente dalla loro appartenenza politica, etnica e ideologica." Per raggiungere questo obbiettivo, secondo i comunisti siriani, occorre "iniziare un dialogo globale tra il governo e tutte le sfumature dell'opposizione".

Viene pertanto auspicato il successo della missione di Kofi Annan anche in relazione ai pericoli causati dalle "tendenze terroristiche dei registi dell'intervento jihadista che si trovano nel Golfo". Lo spargimento di sangue deve terminare e per questo è nell'interesse del popolo siriano che la missione di Annan abbia successo. Per favorirlo è indispensabile che le varie forze politiche siriane, sia della dirigenza che dell'opposizione nazionale, riducano le rispettive pretese e rinuncino ai veti partecipando ad un dialogo nazionale che coinvolga tutte le correnti patriottiche. Tutti devono guardare avanti per contribuire alla nascita di una Siria democratica, secolare e sempre rinnovata, che  vanti una struttura sociale, religiosa ed etnica pluralistica e continui a mantenere una linea di opposizione all'imperialismo, al sionismo e al neo-colonialismo.

Dal canto suo, il Partito Comunista Siriano di Ammar Bagdache, di orientamento neo-stalinista, ha diffuso un lungo comunicato al termine della riunione del suo comitato centrale tenutasi alla fine di febbraio. Il PCS ritiene che il tentativo dei circoli imperialisti e reazionari arabi di rovesciare il regime nazionale siriano attraverso una vasta sollevazione sia fallito, e questo fallimento si sia determinato perché la grande maggioranza del popolo siriano non ha seguito l'incitamento alla rivolta. Secondo il PCS il sostegno alla protesta sarebbe stato ancora più ridotto se non fosse stato per la direzione liberale assunta dalla politica del regime che ha portato alla destabilizzazione di molte branche della produzione nazionale. Per questo i comunisti del PCS chiedono il completo abbandono di queste politiche economiche.

Il PCS sostiene la politica di contrapposizione alle azioni sovversive, terroriste e aggressive che si sono registrate negli ultimi mesi, ma anche la necessità di un impegno al rispetto della legge e della dignità dei cittadini e soprattutto l'adozione di "politiche economiche e sociali integrate, che preservino e sviluppino la produzione nazionale, e le condizioni ed esigenze di vita delle masse popolari". 

Il Comitato Centrale del PCS analizza poi lungamente la proposta di nuova costituzione, sottoposta con successo ad un referendum popolare dopo la riunione di fine febbraio. Pur invitando a votare a favore del testo, vengono sottolineati negativamente quei cambiamenti che allontanano la Costituzione dai caratteri di tipo "socialista", soprattutto sul piano economico (nazionalizzazioni, pianificazione, controllo pubblico dell'economia) che erano presenti nel vecchio testo. Criticata anche la netta prevalenza che viene attribuita la potere esecutivo rispetto al parlamento.

La terza fazione del comunismo siriano attiva pubblicamente nella crisi è quella che fa capo a Qadri Jamil, che guida il Comitato nazionale per l'unità dei comunisti, sorto da una scissione del PCS neo-stalinista di Ammar Bagdache.   Nel dicembre scorso questo gruppo ha dato vita ad una nuova forza politica pluralista denominata "Partito della volontà popolare", il cui obbiettivo è di unire comunisti e altre forze di sinistra. Jamil e la sua corrente sono parte dell'opposizione moderata interna che rifiuta qualsiasi tipo di intervento occidentale nella crisi siriana. La Siria, per le forze che hanno dato vita al nuovo partito, richiede l'immediata formazione di un governo di unità nazionale che comprenda i rappresentanti del partito Baas e dell'opposizione sulla base del "consenso a difendere la patria e l'unità nazionale". 


Jamil ha aggiunto nella conferenza stampa di presentazione che "sono necessarie misure per proteggere l'unità nazionale, debellare i gruppi terroristi armati, avviare una svolta verso un programma economico e sociale democratico ed iniziare un dialogo nazionale globale". Jamil ed il Comitato per l'unità dei comunisti fanno parte anche del Fronte per il cambiamento e la liberazione che comprende il Partito Socialista Nazionale Siriano ed altre forze che sostengono un  cambiamento del paese ma attraverso il dialogo e non l'abbattimento del regime. 


Sul piano internazionale, Jamil mantiene intensi contatti con la Russia, principale alleato della Siria assieme all'Iran, ed è il principale riferimento siriano di alcuni partiti comunisti, come quello libanese e cileno, mentre non è riconosciuto dalla rete Solidnet, animata dai comunisti greci che invece hanno un rapporto molto stretto con la fazione neo-stalinista del comunismo siriano.